Sono passati trent’anni, ma quei giorni di aprile del 1994 sono impressi nella memoria di Godeliève Mukasarasi come se fosse ieri. Sopravvissuta per miracolo allo scontro fratricida tra hutu e tutsi e al genocidio che spazzò via dal Ruanda oltre 800mila persone, in maggioranza della seconda etnia, Mukasarasi ha perso gran parte della famiglia, specialmente da parte del marito, una ventina di persone affogate in un fiume poco distante dalla loro casa. Ma è stata risparmiata, anche se proprio suo marito e la figlia sono stati assassinati due anni dopo, vittime di una spirale di violenze e vendette che non si è fermata dopo quei cento giorni d’inferno. Anche Godeliève, però, che oggi ha 65 anni, da allora non si è più fermata. Ha messo in campo energie e competenze, molta determinazione e una straordinaria capacità di relazione per ricucire dal basso i fili di quel tessuto sociale così barbaramente lacerato. La sua attenzione si è rivolta soprattutto alle donne vittime di stupro durante il genocidio. Una donna che lavora per la pace e la riconciliazione coinvolgendo diversi soggetti: dalle istituzioni alle chiese, dalla società civile alle autorità tradizionali. L’occasione per ricordare una pagina tristissima della storia recente fatta di violenze e ferite e per costruire strade di riconciliazione.
Godeliève Mukasarasi è nata nel 1956 a Gitarama, nel distretto di Muhanga, dove per 25 anni ha lavorato come assistente sociale. Dopo aver sposato Emmanuel Rudasingwa, si è trasferita nel villaggio di Taba.
Durante i terribili cento giorni del genocidio del 1994, Taba fu lo scenario di alcuni dei più cruenti massacri commessi dagli hutu verso i tutsi, in particolare dalla milizia paramilitare Interahamwe che stuprò e uccise centinaia di tutsi negli uffici governativi. Godeliève era hutu, ma venne comunque perseguitata in quanto moglie e madre di tutsi. Purtroppo, la figlia di Godeliève non riuscì a sfuggire alla violenza e fu vittima di uno stupro. Già nel dicembre del 1994 fondò l’associazione Solidarietà per la promozione delle vedove e degli orfani in vista dell’impiego e dell’autopromozione (Sevota), che ha assistito e accompagnato più di 70mila persone. Nel 2018 il Dipartimento di Stato americano ha riconosciuto Godeliève Mukasarasi con l’International Women of Courage Award e nel marzo del 2022 è stata inserita tra i “Giusti” della Shoah e degli altri genocidi al Giardino del Monte Stella di Milano dall’Associazione Gariwo, la foresta dei Giusti. E ora lei stessa si sta impegnando in prima persona perché un analogo Giardino venga inaugurato in Ruanda in occasione del trentennale del genocidio.
Modera l’incontro Anna Pozzi, giornalista e saggista, esperta di questioni africane.