Giulio Brotti
6 Dicembre 2021
@L'Eco di Bergamo
Benché siano decisamente cadute in disuso tra i più giovani, ancora in un recente passato nel campionario delle espressioni ready-made di matrice biblica all’«età di Matusalemme» e alla «sapienza di Salomone» si accompagnava la «pazienza di Giobbe».
Chi però decidesse di leggere per davvero il Libro di Giobbe scoprirebbe che il suo protagonista non accetta con impassibilità stoica le disgrazie a cui va incontro, dalla perdita dei suoi armenti e greggi, passando per la morte dei sette figli e delle tre figlie, fino all’insorgere di una «piaga maligna» che lo ricopre «dalla pianta dei piedi alla cima del capo». Giobbe, in effetti, non è «paziente»: da un lato, stilando un consuntivo provvisorio della sua vita egli invidia la sorte dei «bimbi che non hanno visto la luce», nati morti; dall’altro desidera ardentemente (quasi esige) che Dio gli spieghi il senso di quanto gli è accaduto.

Giulio Brotti
6 Dicembre 2021
@L'Eco di Bergamo

Benché siano decisamente cadute in disuso tra i più giovani, ancora in un recente passato nel campionario delle espressioni ready-made di matrice biblica all’«età di Matusalemme» e alla «sapienza di Salomone» si accompagnava la «pazienza di Giobbe».
Chi però decidesse di leggere per davvero il Libro di Giobbe, scoprirebbe che il suo protagonista non accetta con impassibilità stoica le disgrazie a cui va incontro, dalla perdita dei suoi armenti e greggi, passando per la morte dei sette figli e delle tre figlie, fino all’insorgere di una «piaga maligna» che lo ricopre «dalla pianta dei piedi alla cima del capo». Giobbe, in effetti, non è «paziente»: da un lato, stilando un consuntivo provvisorio della sua vita egli invidia la sorte dei «bimbi che non hanno visto la luce», nati morti; dall’altro desidera ardentemente (quasi esige) che Dio gli spieghi il senso di quanto gli è accaduto.
Si sarebbe così portati a dare ragione al poeta Paul Claudel quando in una sua monografia scriveva che «di tutti i libri dell’Antico Testamento “Giobbe” è il più sublime, il più commovente, il più audace e allo stesso tempo il più enigmatico, il più deludente e – direi quasi – il più rivoltante.
A questo scritto della Bibbia don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo e collaboratore del nostro giornale, aveva dedicato lo scorso anno tre meditazioni, nell’ambito della rassegna delle Acli Molte fedi: le relative trascrizioni, insieme a quella di un dialogo con l’équipe promotrice della rassegna, sono state recentemente raccolte ne «Il libro di Giobbe».
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