di Marta Ribul
@Babel (ottobre 2020)
Non c’è luogo migliore per esemplificare il concetto di periferia al centro che Zingonia, la ville radieuse lombarda. Città è forse un appellativo piuttosto utopistico, dal momento che non è che un agglomerato di amministrazioni comunali, senza averne una propria, che racchiude nel proprio nome, come unica storia, quella del proprio fondatore e di un progetto tanto ideale quanto fallimentare. Nella storia più recente - l’unica che questo luogo, che forse sarebbe più corretto definire no man’s land, possiede - si sono alternati giocatori dell’Atalanta, che proprio lì si allena, fabbriche, torri, piazze per gli affari di ogni genere, microcriminalità, abbandono, ma soprattutto persone dalle mille storie, dalle mille voci e dai mille colori.
Ed è la convivialità delle differenze a fare di Zingonia un posto unico, unico soprattutto e più di tutto per le intrecciate trame delle persone che ne occupano il centro. A Zingonia non esiste un centro, sono molteplici i luoghi in cui la gente si incontra e tra questi ci sono le Torri, quattro palazzoni apparentemente anonimi e nemmeno troppo in buono stato che, però, come la terra di un orto, nascondono e racchiudono germogli, che, una volta trascorso questo storico inverno, fioriranno.

Alle Torri si accede dalla portineria ed è da qui che Ottavia ci racconta di come una storia di periferia possa trasformarsi in una storia di centralità. La portineria delle Torri non è soltanto punto di passaggio obbligato, ma anche punto di osservazione privilegiato, una sorta di occhio da Grande Fratello o di ombelico del mondo in cui la Cooperativa Pugno Aperto, insieme a CESVI ed EcoSviluppo, ha pensato e realizzato progetti di incontro ed inclusione.
Ad incontrarsi e intrecciare le proprie storie nella portineria delle Torri sono soprattutto donne, bambini e bambine: le donne straniere che vivono a Zingonia partecipano alla scuola di italiano e imparano le basi dell’informatica per poter espletare (quasi tutte ormai) le pratiche burocratiche previste dal mondo della scuola, cucinano e preparano la merenda per i bambini che partecipano allo spazio compiti, imparano la raccolta differenziata, e quelle da più tempo presenti a Zingonia guidano quelle da poco arrivate per tutte le necessità quotidiane, o semplicemente chiacchierano. La portineria delle Torri è il posto caldo, d’inverno come d’estate, in cui prende voce e forma lo spazio compiti, quello, come racconta Ottavia, in cui conta molto di più la relazione di fiducia che, a partire dai gesti dei più piccoli, dal loro ricordarsi di portare con sé astuccio e diario e rispettare l’altro, si diffonde anche tra gli adulti. Uno spazio fisico, capace di diventare virtuale per continuare a far sentire la vicinanza delle cooperative alle persone, anche quando le circostanze hanno imposto la distanza. Quando si è corso il rischio che la rete sociale si diradasse, a Zingonia si è intrecciata una trama ancora più fitta, affinché nessun potesse essere lasciato solo. Per non (dis)perdere i più giovani, già in tempi non sospetti, quando gli studenti non si presentavano agli appuntamenti pomeridiani, le organizzazioni che lavorano alle Torri hanno sempre attuato un monitoraggio telefonico, rafforzato durante la quarantena, anche grazie al lavoro di rete svolto dalle scuole, impegnate sia nella distribuzione di strumenti tecnologici che nell’ininterrotta comunicazione con le famiglie. Il lavoro di rete nelle Torri di Zingonia è come un gioco di squadra tra terzo settore e servizi sociali.

Un gioco di squadra in cui ogni partecipante dà il meglio di sé per una vittoria condivisa. “Abitare la comunità”, progetto sviluppato all’interno delle palazzine Aler, in cui le amministrazioni locali e le cooperative CESVI, Ecosviluppo e Pugno Aperto, a fianco dei condomini, promuovono forme ed esperienze di buon vicinato; “Mercafino”, una sorta di fly market dal sapore delle capitali europee, che è in realtà tempo e spazio in cui, soprattutto, le donne raccolgono e scambiano vestiti, giocattoli, ma non solo; “Beautiful wave”, l’onda artistica generatrice promossa da Sguazzi per includere giovani a partire dai 15 anni in attività ludiche, dall’arte allo sport, che hanno l’obiettivo di crescere come le onde, facendo in modo che chi partecipa adesso ne diventi promotore domani. La rete sociale che intreccia le mille storie di Zingonia passa anche attraverso laboratori di inclusione sociali, corsi di formazione finalizzati all’inserimento lavorativo, gruppi personalizzati di aiuto compiti, supporti agli amministratori di condominio, promozione di forme di convivenza - soprattutto durante i giorni peggiori della pandemia, in cui la poca cura di una persona avrebbero rischiato di compromettere la convivenza di molti -, la coltivazione di orti. E proprio gli orti, coltivati dietro le Torri da residenti di Osio Sotto o Verdellino, sono il simbolo di una Zingonia che vuole rifiorire e che, nella pluralità, attraverso cura, dedizione, passione e pazienza, porta frutto.
