In ricordo di Abraham Yehoshua

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Giulio Brotti
6 Dicembre 2021
@L'Eco di Bergamo



Benché siano decisamente cadute in disuso tra i più giovani, ancora in un recente passato nel campionario delle espressioni ready-made di matrice biblica all’«età di Matusalemme» e alla «sapienza di Salomone» si accompagnava la «pazienza di Giobbe».

Chi però decidesse di leggere per davvero il Libro di Giobbe  scoprirebbe che il suo protagonista non accetta con impassibilità stoica le disgrazie a cui va incontro, dalla perdita dei suoi armenti e greggi, passando per la morte dei sette figli e delle tre figlie, fino all’insorgere di una «piaga maligna» che lo ricopre «dalla pianta dei piedi alla cima del capo». Giobbe, in effetti, non è «paziente»: da un lato, stilando un consuntivo provvisorio della sua vita egli invidia la sorte dei «bimbi che non hanno visto la luce», nati morti; dall’altro desidera ardentemente (quasi esige) che Dio gli spieghi il senso di quanto gli è accaduto.

Era il 15 settembre 2017 quando Abraham Yehoshua, lo scrittore che ha raccontato con straordinaria bravura la complessità e le stratificazioni del mondo ebraico e della condizione umana, incantava la Basilica di Santa Maria Maggiore in occasione della 10° edizione della rassegna.
Un incontro magnifico, con un pubblico attentissimo.

Che la sua memoria sia di benedizione.