«Per l’Europa, con Trump, saranno più le difficoltà che i vantaggi»: intervista a Oliviero Bergamini
di Francesco Ruffinoni da L'Eco di Bergamo
La vittoria di Trump era lo scenario peggiore, quello in cui a trionfare è un condannato, un bugiardo cronico che ha gestito in modo terribile una pandemia, ha cercato di ribaltare il risultato delle ultime elezioni scatenando una folla inferocita contro il Parlamento, ha definito l’America “il bidone della spazzatura del mondo” e ha minacciato di vendicarsi dei suoi avversari politici». Sono parole al veleno quelle che Susan Glasser lancia dalle pagine del New Yorker, eppure Donald Trump ha vinto, anzi: ha stravinto. La vittoria con 312 grandi elettori, infatti, è ben oltre la maggioranza necessaria dei 270 (Kamala Harris si è fermata a 226) e i Repubblicani, oltre a ottenere il controllo del Senato, conseguiranno, probabilmente, anche quello della Camera. Tutto ciò sarà un bene per la democrazia americana? E quale futuro attenderà l’Europa? Secondo Oliviero Bergamini, responsabile esteri del Tg1, per il Vecchio Continente saranno più le difficoltà che i vantaggi.
FR: Oliviero Bergamini, Donald Trump sarà il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Come ha fatto a vincere?
OB: Prima di tutto, è bene dire che i due schieramenti, da tempo, si equivalgono numericamente: la popolazione americana è spaccata a metà e bastano davvero pochi punti percentuali di differenza a determinare una vittoria o, al contrario, una sconfitta. Ad ogni modo, nonostante i dati in nostro possesso debbano essere ancora analizzati a fondo, sembrerebbe che Trump abbia conquistato grandi pezzi del tradizionale elettorato democratico (che, per buona parte, non è andato a votare): gli ispanici, ma anche i giovani maschi afroamericani. Kamala Harris è andata ben al di sotto dei voti complessivi raccolti da Biden nelle elezioni presidenziali del 2020.