Spuntini libreschi

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23 febbraio 2021

di Carlotta Testoni



Libri per lettori affamati.

Quando le montagne cantano
di Nguyễn Phan Quế Mai


Editrice NORD pagg. 384

 

- Con “Quando le montagne cantano” voglio mostrare che le guerre non solo uccidono e feriscono le persone, ma dividono le famiglie e le comunità, distruggono la natura così come la cultura e il tessuto stesso della società. Per questo si dovrebbero ad ogni costo evitare le guerre e tutti noi dovremmo contribuire di più alla pace. -


Così in una intervista del gennaio di questo 2021 l’autrice racconta di sé e del libro che la sta rendendo famosa in tutto il mondo. Ha impiegato sette anni per scriverlo, all’inizio anche per spirito di vendetta contro l’uomo che aveva ucciso sua nonna e che nel romanzo viene chiamato ”Spirito Malvagio”.


Tuttavia durante il tempo la scrittura l’ha aiutata a esprimere il suo dolore e quello del suo popolo, a maturare un punto di vita più sereno, buddista si potrebbe dire, secondo gli insegnamenti delle donne della sua famiglia, e quindi a perdonare, perché l’odio porta alla guerra e il perdono alla pace.


Nguyen è nata nel 1973
, e ha vissuto parte delle terribili vicende che hanno insanguinato questo bellissimo paese, il Vietnam. Nata quindi due anni prima della riunificazione del paese, il Nord appoggiato da Cinesi e Russi e il sud dagli Stati Uniti, ha visto da vicino l’orrore della guerra civile, e la durezza successiva del comunismo vincitore. A sei anni fu portata dai genitori nel sud del paese, dove i genitori contadini cercavano tranquillità e lavoro; alla sua famiglia venne assegnato da coltivare la zona dell’ex poligono di tiro e la piccola Nguyen si mantenne agli studi vendendo le pallottole e i reperti bellici che trovava nei campi.


Quello che colpisce di questo popolo (invaso da Francesi, Giapponesi, Americani… dal XIX secolo fino agli anni ’80) è che molti dei suoi contadini ritenevano importantissima l’istruzione, facevano sacrifici terribili per far studiare i figli e investivano il loro poco denaro anche in libri e tessere di biblioteche.


L’autrice racconta che uno dei suoi libri preferiti (letti e riletti fino alla consunzione) è stato Pinocchio!

Il bambino burattino le sembrava un amico per le molte vicissitudini della vita e poi perché… i Vietnamiti apprezzano molto le persone che, a differenza di loro, non hanno il naso schiacciato! E la bambina fantasticava di un ragazzino così fortunato da vedere il proprio naso allungarsi.


Dunque questa ragazza vietnamita, divenuta madrelingua inglese, sposata e madre, ha deciso di intraprendere questo lungo e faticoso lavoro di raccontare, in modo romanzato, la storia della sua famiglia e del suo popolo.


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  Scrivere di un trauma significa vivere nuovamente quel trauma e si possono immaginare le lacrime che ho versato e il dolore che ho sofferto nei sette anni in cui ho lavorato a questo libro. Provavo io stessa il dolore dei miei personaggi e quel dolore non mi abbandonato. Quel dolore si è inciso dentro di me così che mi sembra di aver vissuto molte altre vite, così che mi è prezioso il valore della pace di oggi. Scrivere del trauma è anche il processo di condividerlo, di modo che chi lo ha sofferto sa di non essere solo, che ci siamo dentro insieme e che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Andare verso l’altro, ascoltarlo e condividere le storie è il processo per guarire.


I suoi personaggi, la nonna, la mamma, i numerosi zii e zie della famiglia Tran, sono nati da un collage di persone realmente vissute, di drammi e tragedie di un intero popolo.

Una famiglia di contadini benestanti che a partire dal 1930 vive nella carne dei suoi familiari tutte le sventure che travolsero in particolare il nord del Vietnam, compresa la terribile carestia causata dalla riforma agraria che fece morire di fame migliaia di persone.


Il libro inizia nel 1972, quando nonna Dieu Lan e la sua nipotina Huong lasciano Ha Noi e si rifugiano in montagna per sfuggire ai bombardamenti americani. Le due donne sono sole perché tutti gli adulti e anziani sono morti e i sei figli della nonna sono dispersi dalla guerra per tutto il paese e nessuno sa dove si trovino.


La nonna comincia a raccontare alla bambina la sua storia e quella degli antenati e questi ricordi si intrecciano con le peripezie dei sei figli che pian piano alla fine della guerra tornano a casa, tutti segnati da terribili vicende. Le storie della madre di Huong e degli zii, oltre a quelle di altri parenti e amici, vengono rese note anche con lettere, diari, rivelazioni che rendono più mossa e gradevole la lettura.

Il libro termina con una scena del 2017, davanti all’altare egli antenati.


Leggendo molte recensioni su questo libro, mi sono imbattuta in alcune piuttosto scettiche riguardo alla forza di volontà di alcuni protagonisti, alla loro fede e serenità nell’affrontare la vita.


Vorrei dire che la conversione al buddismo di Dieu Lan dimostra come la saggezza e la meditazione proprie di questa religione, lo sforzo di guardare il mondo con gli occhi compassionevoli di chi capisce il dolore degli altri uomini, possano dare la forza di sopravvivere e di tenere unita una famiglia, al di là degli avvenimenti che ne travolgono i componenti.


Infine, il bellissimo culto degli antenati, ancora oggi vivissimo in Vietnam, ha un grande valore in tutto il racconto.


    - I vietnamiti hanno il culto degli antenati. Troverete un altare per gli antenati in ogni casa vietnamita. Preghiamo per i nostri antenati, offriamo loro cibo e li invitiamo in casa in festività speciali come il Nuovo Anno vietnamita o l’anniversario della loro morte. In realtà non lo chiamerei ‘culto’ ma una pratica tradizionale, un rituale prezioso nella vita vietnamita. Le famiglie vietnamite spesso hanno un libro di famiglia dove registrano i nomi degli antenati per generazioni. Credo che sia necessario sapere da dove veniamo perché senza gli antenati noi non saremmo qui. “Quando le montagne cantano” è soprattutto l’omaggio reso da Huong ai suoi antenati- ecco perché brucia l’incenso all’inizio e alla fine del libro.-


Un libro, “Quando le montagne cantano”, in cui Storia, antropologia, religione, invenzione, passione, femminismo e verità si incontrano e si armonizzano in una scrittura semplice e musicale.


Non vincerà il Nobel, ma certamente lascerà un segno in tutti coloro che lo leggeranno!