Per Roberto Mancini: il lavoro siamo noi. La nostra pienezza umana include il tempo dedicato al lavoro e il significato che sappiamo dare ad entrambi, tempo e lavoro. Significare è un’operazione specifica, è interrogarsi sulle parole, sulla loro origine, vuol dire spogliarle di tutte le mistificazioni che ne hanno alterato la forma.
Le pagine di questo libro insistono su un’ecologia delle parole, nella necessità di non abboccare lasciandoci trascinare dalle parole-esca. Le promettenti etichette di “crescita”, “sviluppo sostenibile”, “resilienza”, solo per citarne alcune, spesso vengono piegate ad una retorica pericolosa, espressione di una civiltà capitalista dominata dalla forma-potere, che mortifica in primis proprio la dimensione lavorativa. Mancini ci accompagna nella definizione di una conversione di civiltà, o forse, riprendendo su quanto scritto anche nella nostra Costituzione, di una riconversione.
La riflessione del filosofo propone un programma di trasformazione dell’attuale insostenibile mercato del lavoro: il cambio di paradigma personale trova forza nella condivisione e costruzione di un’etica comune, costituzionalmente fondata, democraticamente popolare e ricettiva alle priorità dell’oggi.
Roberto Mancini
Professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università di Macerata. È stato membro del Direttivo dell’Università per la Pace delle Marche ed è responsabile della Scuola di Altra economia. Collabora con diverse riviste e dirige le collane “Orizzonte Filosofico” e “Tessiture di laicità”.