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Savino Pezzotta - in questo lungo dialogo con Roberto Cesa - traccia per noi un’immagine precisa, quella di una generazione che si è battuta, testa e cuore, per due principi fondamentali: solidarietà e uguaglianza. Savino ha saputo fare sua questa specifica idea di sindacato e di cattolicesimo sociale e ha cercato di incarnarla in modo concreto come la forma laicamente più evidente della sua fede nel Vangelo e nella Chiesa, scegliendo di abitare il conflitto invece di rimuoverlo, per affermare la centralità della persona umana. Impossibile non citare in merito l’esempio cardine di Don Milani, per chi come Savino ha sentito forte l’esigenza di “prendere parola” in difesa e a sostegno dei lavoratori, gettandosi a capofitto in tutte le grandi questioni del proprio tempo.
Fare memoria e raccontare, senza nostalgie, la storia sindacale è proprio uno degli antidoti all’idea che l’uguaglianza sia oggi un dato acquisito, o qualcosa per cui non è urgente combattere. Ma è proprio dalla consapevolezza della vulnerabilità che può nascere la voglia di lottare insieme, la volontà di unirsi in percorsi associativi, in orizzonti di democrazia. Senza strappi e con mitezza, “una spanna alla volta”.
SAVINO PEZZOTTA
Scanzorosciate, 1943. È un sindacalista e politico italiano. Iscrittosi alla CISL da operaio tessile nel 1963, nel sindacato ha rivestito diversi incarichi di responsabilità, ricoprendo il ruolo di segretario generale fra il 2000 e il 2006. Tra i principali esponenti politici di area cattolica, nel 2008 è stato eletto alla Camera dei deputati nelle liste dell’UDC. È stato presidente della Fondazione per il Sud, della Fondazione Ezio Tarantelli e del CIR (Consiglio Italiano Rifugiati). Nel 2006, papa Benedetto XVI lo ha nominato componente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.